28 marzo 2020

Le Congiuntiviti Primaverili

Puntuale come un orologio svizzero, sta arrivando la primavera. Non me ne vogliano gli allergici, ma nutro la speranza che quest’anno sia più generosa del precedente. Dico ciò poiché, come noto, la pioggia pulisce notevolmente gli allergeni presenti nell’aria, mitigando quindi la sintomatologia allergica nelle persone coinvolte. Tipicamente, due sono le stagioni interessate dalla congiuntivite allergica: la primavera e l’autunno. La prima principalmente per la caratteristica fase dell’impollinazione, mentre la seconda per caduta di fogliame ed affini con relativa dispersione di allergeni nell’aria.
La congiuntivite, come noto, è una infiammazione della congiuntiva, ovvero la membrana trasparente che rivesta la sclera – ossia la parete bianca dell’occhio. Tale membrana, quando va incontro ad infiammazione, aumenta la propria vascolarizzazione diventando quindi visivamente rossa e più ispessita. Tale ispessimento visivamente assume un aspetto gelatinoso e prende il nome di chemosi congiuntivale. Ricordiamoci che le cause di congiuntivite, oltre che allergiche, possono essere infettive (da virus o batteri) o traumatiche.
La sintomatologia è tipicamente caratterizzata da irritazione, dolore, prurito e copiosa lacrimazione. È normalmente presente fotofobia (ipersensibilità alla luce), visione più o meno sfocata e secrezione sierosa biancastra, che ben si differenzia della secrezioni collose e verdastre tipiche delle congiuntiviti batteriche.
Trattandosi in generale di sintomatologia piuttosto aspecifica, si rende necessario un approfondimento oculistico qualora il disturbo perduri per alcuni giorni oppure sia accompagnato da dolore o peggioramenti della visione.

Quali sono le cause della congiuntivite primaverile?

Come in tutti i casi di allergia, il colpevole è il sistema immunitario. In particolare, si tratta di un’immunità particolarmente efficiente e reattiva, che aggredisce sostanze normalmente inerti come fossero patogene. È proprio per questo motivo che i pazienti trovano sollievo con il cortisone (spray o collirio), poiché – come noto – inibisce la risposta immunitaria. Tipicamente, negli ambienti cittadini gli allergeni sono rappresentati da pollini o particelle di pelo e pelle di animali domestici. Sono a maggior rischio di sviluppare tale patologia le persone con storia famigliare di allergia, in particolare con asma, eczema e riniti allergiche. Purtroppo, non esistono criteri diagnostici o esami di laboratorio standardizzati per la congiuntivite primaverile. La diagnosi è quindi perlopiù clinica in seguito ad anamnesi e ad esame obiettivo oculistico.

Terapia

Come dicevamo prima, la terapia principe è quella steroidea proprio per l’azione di impianto antiincendio sul siste

ma immunitario. Purtroppo, il cortisone non è mai privo di effetti collaterali, anche se somministrato localmente sugli occhi sotto forma di collirio. In particolare, una prolungata somministrazione può portare a rialzi della pressione intraoculare ed a cataratta. È quindi buona norma limitarne l’utilizzo a pochi giorni, sotto controllo del medico oculista. Al cortisone, può essere quindi associato l’utilizzo di farmaci antistaminici, che – come suggerisce il nome stesso – vanno a modulare il rilascio di istamina, molecola implicata nella cascata infiammatoria.
Altra buona norma è evitare di sfregare gli occhi. In caso di forte bruciore o prurito, può essere utile l’applicazione di apposite compresse oculari fredde.
Inoltre, nei periodi più intensi, che variano secondo l’individuo e la zona di residenza, può essere utile evitare di uscire, rimanendo a finestre chiuse ed utilizzando l’aria condizionata durante le ore della giornata altamente più pregne di allergeni.
In caso di persistenza del disturbo, si rende necessaria una valutazione oculistica per evitare sequele che possano danneggiare irrimediabilmente la vista, come i leucomi corneali.

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